lunedì 6 giugno 2011

Breve presentazione della Comunità di San José de Apartadó

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Ubicazione: Municipio di Apartadó, dipartimento (equivalente amministrativo delle nostre regioni) di Antioquia, nord ovest della Colombia, vicino alla frontiera con Panama. Esistono forti interessi economici su quest’area sia  per le sue ricchezze minerarie , agricole sia per la sua posizione strategica.

Conflitto armato. Lo scontro in questo territorio ha visto  contrapporsi la guerriglia delle FARC ( le Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane)  i paramilitari( ancora esistenti nonostante che  la legge 975 del 2005 , legge denominata  “Giustizia e Pace”,  non li definisca più paramilitari ) e le forze dell’esercito  . A partire dalla metà degli anni novanta, i paramilitari irrompono nella regione applicando la strategia del terrore contro la popolazione civile: nella città di Apartadó chiunque sia impegnato in attività sociali viene visto come un nemico, vengono uccisi politici, insegnanti, giornalisti e maestri; mentre, nelle aree rurali (come San José) tutti i contadini sono considerati potenziali guerriglieri. Attraverso i massacri e gli omicidi mirati, i paramilitari, spesso coperti dall’esercito,  tentano di assumere il controllo di San José de Apartadó e del suo territorio. Le continue violenze e minacce indiscriminate, e l’assassinio dei principali leader comunitari, causano lo sfollamento forzato dei suoi abitanti.

Nascita della Comunità di Pace: Con l’aiuto della Chiesa Cattolica e di alcune ONG, i contadini sviluppano una strategia di neutralità e nonviolenza al fine di difendere la propria vita ed il proprio territorio. Il 23 marzo 1997 si firma pubblicamente la dichiarazione costitutiva della COMUNITÀ di  PACE.

La Comunità di Pace di San José de Apartadó, costituita da diverse verede rurali  è composta da 1500 persone che si impegnano a non partecipare, direttamente o indirettamente, alla guerra, a non portare armi, a denunciare pubblicamente le violazioni commesse da ognuno degli attori armati, a partecipare nelle attività di lavoro comunitario, a non reagire alla violenza con la violenza.

Aggressione da parte degli attori armati: Dal 1997, la Comunità di San José ha comunicato pubblicamente le violenze subite: persecuzioni giudiziali attraverso false testimonianze, sfollamenti forzati, stupri e soprattutto l’assassinio di 164 suoi membri. Dopo la sua costituzione, la Comunità di Pace ha denunciato sia la guerriglia, sia le Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane, sia i paramilitari per i gravi e ripetuti atti di violenza contro i propri membri, azioni che di fatto disconoscono il diritto dei civili a restare neutrali rispetto al conflitto. In base a queste denunce, sono proprio i gruppi illegali paramilitari quelli che hanno aggredito con maggior intensità la popolazione di San José, con la complicità attiva od omissiva delle Forze Armate. Contemporaneamente, è stata testimoniata anche una durissima pressione economica: i furti del denaro ricavato dalla vendita dei loro prodotti, gli incendi delle abitazioni, i blocchi paramilitari permanenti nella strada che collega San José con il Comune di Apartadó ed i blocchi economici.

Nel 2005 si sono registrati vari atti tragici, tra i più gravi ricordiamo:

     -   il massacro di 7 persone avvenuto il 21 di febbraio
L’esercito assassina Luis Eduardo Guerra, 35 anni, leader della Comunità di Pace di San José de Apartado , la sua compagna  Bellanira Areiza Guzman Areiza di 17 anni, suo figlio Deiner Andrés Guerra, di 11 anni; Alfonso Bolivar Tuberquia Graciano, 30 anni, leader di Mulatos , la sua compagna, Sandra Milena Muñoz Pozo di 24 anni  e i suoi 2 figli : Santiago Tuberquia Muñoz di 18 mesi  , Natalia Andrea di 5 anni. 






-          l’occupazione da parte della Polizia della Zona Umanitaria di San Josè, azione che ha spinto la Comunità allo sfollamento tempestivo, poiché il suo principio di neutralità non gli permette di vivere nello stesso spazio con un qualsiasi attore armato, dato che questo la converte automaticamente in obiettivo militare dell’attore armato ad esso contrapposto;
-          l’uccisione da parte dell’esercito di Arlen Salas David, Coordinatore della Zona Umanitaria Arenas Altas, lo scorso 17 di novembre.
       In seguito a questi feroci crimini la Comunità  è stata costretta a lasciare  San José e spostarsi provvisoriamente  in un territorio distante circa 5 Km , detto san Josesito

Nel corso del 2006 è stato denunciato l’assassinio da parte dell’esercito nazionale di Edilberto Vasquez Cardona ex coordinatore della Zona Umanitaria di Arenas Altas, di Nelly  Johanna  Durango, il  massacro del 26 dicembre a la vereda La Cristalina e la continua minaccia di nuovi massacri contro la Comunità

Negli anni successivi fino  all’ incontro di questa sera sono continuate le minacce, le intimidazioni , le azioni di calunnie e purtroppo ancora alcuni omicidi : è quanto ascolteremo dalle vive voci di alcune persone della Comunità che ha trovato nel gesuita Javier Giraldo, uno strenuo  difensore.

Successi raggiunti:

- La Definizione e l’applicazione di un progetto di vita che contrappone la resistenza civile nonviolenta alla guerra e la costruzione di una proposta economica di tipo comunitario, al centro della quale viene messa la soddisfazione delle necessità fondamentali della persona e non l’accumulazione dei beni;
- Il rafforzamento delle Zone Umanitarie come meccanismo di protezione per la popolazione civile e di applicazione del Diritto Internazionale
- La riaffermazione della popolazione civile come soggetto sociale e politico e non come semplice risorsa strategica manipolata dagli attori armati;
- L’accoglienza delle famiglie sfollate della zona per facilitare i loro ritorno appena possibile nella loro terra;
- La produzione biologica e solidale;
- La prevenzione affinché i giovani non si vincolino ai vari gruppi armati;
- La tutela delle vedove e degli orfani
- La formazione per il superamento nonviolento dei conflitti;
- La convivenza di diverse confessioni religiose;
- La difesa dei diritti umani
- Il contrasto della controriforma agraria con la pratica della proprietà collettiva della terra;
- Il superamento delle ineguaglianze nei rapporti di lavoro, attraverso la formazione di gruppi di lavoro nei quali ciascuno è padrone e operaio;
- La memoria viva dei propri “martiri”.
- La costituzione della Rete delle Comunità in Resistenza che ogni anno  riceve la  visita dei gruppi della Rete Colombia Vive  che in Colombia si  confrontano  con le Istituzioni governative, con l’Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’Onu e il dipartimento per i Diritti Umani dell’U.E.
- La creazione dell’Università Contadina della Resistenza Civile ( come spazio di formazione collettivo dei membri delle diverse Comunità di Pace e in Resistenza Civile)

La Comunità di Pace di San José de Apartadó, al pari di altre esperienze indigene, contadine ed afrodiscendenti  che in Colombia si oppongono in maniera nonviolenta alla guerra, all’ingiustizia ed allo sfollamento forzato, resiste non solo all’inclemenza di un territorio periferico nel quale la malaria e la povertà fanno da sempre parte della quotidianità, ma anche al terrore generato dalle azioni violente dei gruppi armati contro la popolazione civile ed alla tentazione permanente della vendetta, cosa per niente facile quando le aggressioni sofferte permangono nella più totale impunità.

Il futuro di questi valorosi contadini e contadine, è intimamente legato alla solidarietà e alla pressione politica internazionale. Per la sua resistenza, per le azioni di vita che offre, per i martiri caduti, per l’impegno deciso ad offuscare il terrore con la speranza, questo esempio straordinario di nonviolenza, in un contesto tremendamente complicato dal conflitto armato, deve essere considerato Patrimonio dell’Umanità

Colombia Vive! Onlus - Rete Italiana di Solidarietà con le Comunità di Pace colombiane

Sito web : www.reteitaliana-colombiavive.org  

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