lunedì 16 aprile 2012

Cuori e fango

Oggi vi proponiamo una bellissima testimonianza pubblicata da 
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Colombia
...mi viene chiesto perché vorrei tornare...
...in testa tutto, tanto e niente..

Svegliarsi e vedere la signora Maria che ha già la faccia stanca perché per lei il giorno inizia molto prima del mio, ma che ti regala un buon giorno accompagnato da un sorriso "semplice", è il primo appuntamento che accompagnerà la mia giornata.
Preparare un tinto (caffè) per Annibal e vederlo andare nel campo con quella sua camminata vecchia e affannata mi dona la forza e la voglia per poter affrontare gli impegni e i pensieri che mi aspettano.
I bambini che ad ogni ora ti cercano per un saluto, per una caramella, per un abbraccio, per chiedere qualcosa o forse anche solo per un momento di silenziosa compagnia mi aiutano a pensare ad un possibile futuro, perché qui anche la parola futuro è incerta.

Quando poi si presenta Brigida alla porta, con sempre appresso un lavoro tra le mani, i suoi occhi e le sue mani parlano di sofferenza. Parlano di tanto dolore e tanta stanchezza, ma trattengono ancora la forza di parlarne e la voglia di andare avanti. Lei sa tante cose, ha visto tante cose e le dona tutte. Non smette mai di condividerle con chiunque abbia voglia di ascoltarla. Che forza... e che gratuità.
L'immancabile appuntamento della partita serale a domino, che dietro a piccole fiches nasconde  grandi strategie e necessita di tempo per apprendere a giocare bene davvero, mi aiuta a ragionare e a riflettere sulle cose, senza la fretta e la caoticità occidentale che mi porto sempre appresso.
Le partite a calcio con i bambini, i ragazzi e chiunque abbia voglia di correre un pochino dietro ad un pallone, mi riportano sempre alla mente l'ingiustizia quotidiana che questi giocatori scalzi sopportano e alla quale cercano di sopravvivere in modo alternativo.
I bambini nelle veradas più isolate che ti corrono incontro con la sola richiesta di leggere un libro insieme...
Il vecchio Joaquin che dopo un'interminabile giornata di duro lavoro passa da casa per portarci un ricchissimo casco di banane.
Juancho che non smette di ridere di fronte ad un semplicissimo gioco di magia fatto per i bambini.
Juan Gabriel che regala un sorriso che dice più di mille parole.
Gabriel che viene a fare i compiti a casa nostra la sera prima della consegna.
Jesus che, prima di andare a scuola, tutti i giorni si stringe alla cinghia un machete che è quasi più lungo della sua gamba e va a mungere le mucche.
...e tanto, davvero tanto tanto altro ancora...

Scendere in città per un accompagnamento mette addosso quella tensione e quella rabbia palpabile, che mi fanno abbracciare sempre più forte le motivazioni per cui sento questa mia scelta non come esperienza di vita, ma come scelta di vita.
Vedere le mule cariche, sotto la pioggia e con il fango fino alla pancia, mi regala la grinta, la tenacia e la testardaggine per poter pensare che non può essere tutto vano; che prima o poi anche la vita qui camminerà in maniera differente nonostante il fango che caratterizza  e “affatica” le strade.
Qui la stagione delle piogge dura molto, ma quando  "picchia" il sole, nemmeno i metri di fango resistono, e seccano al suo calore.
Le ingiustizie, le impunità, la violenza e la sofferenza sono sempre presenti nella vita di queste persone, ma il loro cuore è più forte.
E' la voglia che il cuore prevalga, è l'amore che vorrei imparare da queste persone condividendo con loro tutto quello che mi è concesso.
Questa è la pace che ho trovato qui, a San Josesito.
I cuori di tutti quelli che entrano nella nostra casa o che passano anche solo di sfuggita e con fretta. Senza i loro cuori non ci sarebbe la pace nemmeno in questa comunità.
Desidero tornare per poter condividere, imparare, donare e ricevere l'amore che il cuore di questa gente mi mette delicatamente, silenziosamente e gratuitamente davanti agli occhi.


Perché qui  le persone povere di averi, mi stanno aprendo e allargando il cuore.
Perché mi regalano essenzialità di cui spesso pecco.
Perché ho ricevuto tanti doni in solo tre mesi, e tanti ne vorrei restituire nei miei prossimi viaggi.
Clara
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