venerdì 17 maggio 2013

Los Pecados de la Guerra

Questo documentario racconta le più recenti atrocità contro la Comunità di Pace di San Josè di Apartadò e la popolazione circostante da parte della forza pubblica, oltre al massacro del 21 febbraio 2005.
Il video è stato realizzato e pubblicato da TAInfrarrojo


altri video sono visualizzabili anche sul sito della Comunità di Pace di San Josè di Apartadò.

domenica 12 maggio 2013

L’Esercito Nazionale colombiano responsabile per i fatti accaduti il 21 febbraio del 2005



Colombia 
Venerdì 10 Maggio 2013 10:30

Il seguente testo è tratto da una registrazione audio effettuata dai volontari di Operazione Colomba il 23 marzo del 2013 nel corso delle celebrazioni per il sedicesimo compleanno dellaComunidad de Paz. In questa occasione, Jorge Molano (1) ha riferito alla comunità i risultati ottenuti dalle indagini, attualmente in corso, sui fatti avvenuti il 21 febbraio del 2005 nelle veredas (2) la Resbalosa e Mulatos.

Dall’analisi di alcuni documenti segreti, conservati negli archivi militari dell’Esercito Nazionale colombiano, emerge che le violazioni perpetuate sulla popolazione civile il 21 febbraio del 2005 non sono da considerarsi come casuali e isolate, ma corrispondono a una precisa politica militare pensata e diretta all'interno del comando generale dell’Esercito a Bogotà. Ufficiali, sub-ufficiali e soldati vengono addestrati con appositi manuali indicanti i nomi e le strategie militari da attuare contro tutti coloro che sono considerati i nemici dello Stato. In merito a ciò, nel corso delle indagini è emersa la presenza di un manuale militare risalente al febbraio del 2002, edito dal centro di educazione militare dello Stato colombiano, Escuela de Armas y de Servicio, dal titolo: Comunidades de Paz. Questo significa che le Comunità di Pace già dall'anno 2002 erano considerate di interesse speciale e strategico all'interno del piano militare e politico dell'Esercito Nazionale colombiano. Per tanto, la responsabilità per le violazioni commesse, non sono da attribuirsi in modo esclusivo alla Brigata XII (3), ma corrispondono a una precisa strategia militare pensata nel Centro di Formazione dell'Esercito Nazionale di Bogotà. 
Questo manuale si concentra specificatamente sulle comunità del Chocò e sulla Comunità di Pace dell’Urabà Antioqueno. Il manuale non riporta per esteso il nome della Comunitad de Paz de San Josè de Apartadò, ma non essendo presente nessun’altra comunità di pace all'interno dell’Uraba antioqueno, quest'ultima è da considerarsi come l'unica comunità oggetto di indagine speciale in tutta la regione di Antioquia. Il manuale, approssimativamente di 90 pagine, raccoglie la storia, la formazione, la filosofia e la strategia politica delle comunità. All’interno dello stesso, la Comunidad de Paz di San Josè è considerata un attore attivo all’interno del conflitto colombiano, proprio come le organizzazioni paramilitari e la guerriglia, capace di inclinare la pace e la stabilità dello Stato.
Nelle pagine introduttive del testo, è possibile leggere la seguente frase:
“[…] Por tal motivo es de obligatorio conocimiento para nosotros como militares para tener un mayor conocimiento y poder manejar estas comunidades dentro del ámbito de la Guerra Política en Colombia […].”
Questo dimostra che: lo Stato Colombiano a partire dal Ministero della Difesa, dall'anno 2002, aveva messo per iscritto l'intenzione di avviare un'azione di guerra nei confronti della Comunità, come uno degli obbiettivi strategico-militari della guerra in Colombia. 
Un aspetto altrettanto importante nel determinare la responsabilità dello Stato Colombiano per le violazioni commesse nel 2005 è la scoperta di tre documenti segreti trovati negli archivi del DAS (4).
Il primo documento è stato scritto in data 20 gennaio 2005 (all’incirca 30 giorni prima della morte di Luis Eduardo Guerra, leader della Comunità al momento dell’accaduto) dal Sig.re Ederson Blaco Consuegra, l'allora capo operativo del dipartimento del DAS della città di Apartadò e indirizzato al Comando del Das di Antioquia. Nel testo è possibile leggere per esteso i nomi e il numero della carta d'identità di tutte le persone oggetto d’indagine segreta nella sede operativa del DAS di Apartadò:
“Wilson David, Eduar Lancheros Jimenez, Arturo David Usuga, Lubian de Jesus Tuberquia Sepulveda, Luis Eduardo Guerra Guerra, Gildardo Tuberquia Usuga, Jesus Emilio Tuberquia, Antonio Javier Sanchez Higuita, Marina Osorio, membri della Comunidad de Paz de San Josè.”
Un altro documento, considerato rilevante ai fini dell’indagine giudiziaria, è stato realizzato in data 17 gennaio del 2005 dal capo operativo del dipartimento del DAS di Apartadò e indirizzato alla Banca (BBVA) (5), sezione di Apartadò. In questo secondo documento, il DAS chiede alla banca di fornire informazioni dettagliate sul conto corrente bancario delle seguenti persone: Wilson David Higuita, Amanda Usuga Piedrahita, Lubian de Jesus Tuberquia Sepulveda, Luis Eduardo Guerra Guerra, Gildardo Tuberquia Usuga, Jesus Emilio Tuberquia, specificando che su di loro è in corso una indagine speciale del DAS. La Banca (BBVA) invierà una lettera di risposta al DAS, in data 2 febbraio 2005 (19 giorni prima della morte di Luis Eduardo Guerra Guerra), fornendo tutte le informazioni ad essa richieste. 
Questi documenti dimostrano che la responsabilità per le violazioni avvenute il 21 febbraio del 2005, con la morte di Luis Eduardo Guerra, Alfonso Bolivar Tuberquia Graciano e altre sei persone, di cui tre bambini, a Mulatos e alla Resbalosa, non sono da attribuirsi al solo comando della Brigata XII, ma in modo preponderante al DAS e con la compiacenza di altri istituti privati, quali la banca BBVA.


Infine, un terzo documento con data 9 febbraio 2005, indirizzato al Direttore generale del DAS, Jorge Aurelio Noguera Cote, ed emesso dalla sezione del DAS di Apartadò indica Luis Eduardo Guerra Guerra e Alfonso Bolivar Tuberquia Graciano, segnalati con una foto identificativa, come sovversivi e coinvolti con le azioni militari del Quinto battaglione delle FARC.

Dall’analisi di questi tre elementi emerge che le azioni compiute il 21 febbraio del 2005 sono state deliberatamente pianificate e messe in pratica dallo Stato colombiano. Infatti, almeno due delle vittime del massacro comparivano all’interno della lista delle persone oggetto delle indagini del DAS e all’interno dei documenti sopra citati.

I meccanismi utilizzati dallo Stato per mascherare il crimine.
Nei giorni precedenti al massacro, l’esercito manipolò le coordinate delle truppe per non far emergere la presenza dei militari sul luogo del massacro. Nel corso di uno dei primi dibattiti, avvenuto nel Congresso della Repubblica, la difesa dell’esercito sostenne con veemenza l’impossibilità della presenza di truppe della Brigata XII nel luogo e nel momento del massacro, dimostrando con false prove che le truppe si trovavano a 7 giorni di distanza dal luogo oggetto d’indagine. 
Tuttavia, l’accusa ha dimostrato che il dipartimento del DAS aveva dato ordine, in data 18 febbraio 2005, di alterare le coordinate delle truppe modificando documenti e gli archivi contenuti nei computer dell’Esercito Nazionale colombiano. Le truppe della Brigata XII, mentre si trovavano nella vereda de la Union, dichiararono al comando generale di trovarsi all’interno della base operativa di San Josè. 
Inoltre, il Capitano Gordillo, capo delle truppe sul terreno, nel corso di una trasmissione televisiva del 2005 dichiarò che egli, nel momento esatto in cui avveniva il massacro, si trovava nel Chocò quando in realtà, nel corso delle indagini, è emerso che egli era fisicamente presente nell’area della Resbalosa e di Mulatos. Questo significa che il Capitano Gordillo non solo era a capo del Battaglione della Brigata XII, ma era anche il capo militare della truppa che coordinava le azioni militari sul terreno, il quale doveva tenere informati i capi generali delle azioni compiute sul luogo del massacro.
Inoltre, nei giorni precedenti la creazione della Commissione Giudiziaria, è stato dimostrato che un elicottero atterrò nel luogo del massacro con a bordo il Comandante generale della Brigata XII, Hector J. Fandino, e che egli in presenza di alcuni paramilitari e militari dichiarò: “avete agito al di là dei vostri ordini”. Successivamente le indagini hanno riportato che lo stesso Generale Fandino riunì le truppe militari e le informò sul comportamento da tenere e le dichiarazioni da fare alle autorità che, nei giorni seguenti, sarebbero arrivate per indagare sui fatti. Negli stessi giorni, anche il Capitano Gordillo venne richiamato al Comando Generale di Bogotà per essere informato sulle dichiarazioni da rilasciare durante l’interrogatorio.
Il terzo meccanismo utilizzato per mascherare la responsabilità dell’esercito è stato quello di affidare la protezione e la tutela degli investigatori agli esecutori del massacro. Alcuni giorni dopo la strage, infatti, arrivarono sui luoghi dell’accaduto giudici e investigatori sotto il comando del Capitano Gordillo. 
Il colpevole della violazione dei diritti umani venne dunque incaricato di proteggere la giustizia. 
Alla luce di questi fatti è possibile capire perché le indagini abbiano subito intoppi e rallentamenti, dirigendosi verso altri indiziati con l’ausilio di false testimonianze. Polinar, Quintan Tuberquia, Mariza Munoz risultano essere i tre testimoni pagati dall’Esercito per mentire nel corso del processo. Durante l’interrogatorio i tre dichiareranno che: “La Fuerza Armada Revolucionaria de Colombia è l’unico responsabile dei fatti accaduti il 21 febbraio del 2005. Inoltre, affermarono che Luis Eduardo Guerra Guerra già da alcuni giorni prima della sua morte aveva maturato la decisione di ritirarsi dalla Comunidad de Paz.” Negli stessi giorni in cui avverranno gli interrogatori ai falsi testimoni, anche l’ex-Presidente Alvaro Uribe Velez affermerà pubblicamente che la responsabilità di quanto accaduto in data 21 febbraio del 2005 è da attribuirsi in modo esclusivo alle FARC.
I tre elementi sopra menzionati ci mostrano come l’Esercito e lo Stato colombiano abbiano architettato false prove e tentato si sabotare le indagini al fine di fare ricadere sulle FARC la responsabilità dei fatti accaduti e screditare di fronte all’opinione pubblica l’immagine dellaComunidad de Paz di San Josè de Apartadò.
Nel corso delle ultime indagini è emerso anche che i testimoni ricevettero 3 milioni di Pesos dall’Esercito colombiano. Nel municipio di Turbo, venti giorni dopo il massacro, avverrà una riunione nella quale il Colonello Nestor Ivan Duque, comandante del battaglione Munoz, riceverà tre milioni e mezzo di Pesos dal capo paramilitare dell’area “bananera”, comunemente chiamato H.H. Eber Belosa, per pagare i tre testimoni. Durante il processo lo stesso Colonnello Nestor Ivan Duque, dichiarò di essere stato obbligato a mentire e di avere usufruito del programma di protezione dei testimoni del Ministero dell’Interno che comprendeva: un sussidio mensile, una casa a Bogotà e un corpo di protezione speciale per circa sei mesi.

Le persone responsabili del crimine
Le investigazioni hanno dimostrato che in data 15 febbraio del 2005, nel municipio di Turbo avvenne una riunione tra i capi militari, tra i quali il Colonnello Nestor Ivan Duque e il Generale Fernando Augusto Castro e i tre capi paramilitari operativi nell’area di Antioquia (comunemente chiamati Raton, Jonas e Melaza). Durante la stessa riunione ai tre capi paramilitari venne affidato il compito di affiancare le azioni militari delle brigate dell’Esercito Nazionale presenti nella zona. Ciò significa che, all’intera operazione militare parteciparono circa 120 persone dell’Esercito Nazionale e 60 persone delle due unità paramilitari, per un totale di 180 persone.

Le persone condannate
Il Capitano Gullermo Armando Gordillo, capitano delle 4 unità militari responsabili del massacro, si è dichiarato colpevole e disponibile a collaborare con la giustizia. Il tenente Edgar Garcia Estupinan, il sub-tenente Alejandro Jaramillo Giraldo, il sub-tenente Jorge Humberto Milanese e il sergente Josè Dario Abrango, capi militari delle singole unità, sono stati dichiarati colpevoli. Sono assolti il colonnello Orlando Espinoza Beltran, comandante del battaglione e il maggiore Josè Fernando Castano. Tutte le altre persone coinvolte nel massacro sono, ancor oggi, in attesa di giudizio. Riguardo ai paramilitari coinvolti nell’operazione militare sono state condannate solo 18 persone (su 60) le quali appellandosi alle legge di Justicia y Paz hanno potuto scontare una pena minima di soli otto anni. Nel 2014 saranno già decorsi gli otto anni di carcere previsti per i condannati e la maggior parte dei paramilitari che ha usufruito della legge di Justicia y Paz sarà rimessa in libertà.

Obbiettivo finale dell’intero processo
Ad oggi sono stati condannati per i reati commessi solo ufficiali e sotto-ufficiali, mentre sono rimasti impuniti i capi al vertice dell'operazione militare e paramilitare.
L’ultimo obbiettivo delle indagini e dell’intero processo sarà dimostrare la responsabilità del Presidente Alvaro Uribe Velez, del Vicepresidente della Repubblica e del comandante della Forza militare dell’Esercito nei massacri avvenuti il 21 febbraio del 2005 nell’area dellaResbalosa e di Mulatos.


(1) Jorge Molano è l’avvocato che sta seguendo le indagini sul processo in corso, a carico non della Comunidad de Paz ma di Gloria Quartas, sindaco di Apartadò durante le stragi del febbraio 2005. Quest’ultima ha deciso di denunciare le violazioni compiute sulla popolazione civile assumendo la figura di Actor Popular all’interno del processo. Secondo tale figura giuridica chiunque può considerarsi parte lesa per la violazione di un diritto fondamentale subito da terzi e avviare una procedimento legale. 
(2) La vereda la Resbalosa e la vereda Mulatos sono due frazioni del comune di Apartadò. La maggior parte delle terre di queste due frazioni sono di proprietà della Comunità. 
(3) La Brigata XII è un’unità dell’Esercito Colombiano con il compito di controllare alcune aree della regione di Antioquia e di Cordoba ivi comprese le aree della la Comunidad de Paz. La base operativa di tale unità militare risiede a San Josè de Apartadò.
(4) Dipartimento amministrativo di sicurezza (DAS). Attualmente tale istituto è stato sostituito dall’Ufficio Immigrazioni a causa di uno scandalo avvenuto nel 2010, nel quale molti funzionari del DAS erano stati accusati di essere corrotti e di aver favorito le organizzazioni illegali con informazioni segrete su politici e magistrati dello Stato.

mercoledì 1 maggio 2013

I líderes massacrati nel 2005 erano tenuti sotto controllo da militari e dal DAS.


Domani il General Luis Alfonso Zapata, sarà interrogato nel processo contro membri dell'esercito per la sua partecipazione nel massacro di 8 persone della Comunità di Pace di San José de Apartadò, il 21 febbraio del 2005.

Alcuni testimoni lo accusano di aver autorizzato l'operazione che si è conclusa con il massacro.

Oltre che per questa accusa il Generale dovrà rispondere di un manuale che è stato consegnato alla Corte penale internazionale.
In questo manuale si evidenzia come vari leader (inclusi quelli uccisi a San Jose) venivano tenuti sotto controllo da militari e dal DAS.

Un manuale di persecuzione contro la Comunità di Pace di San José de Apartadò, Colombia dal quale si rileva che alla data di febbraio 2002, nella sua parte introduttiva, si avverte che "noi come militari abbiamo l'obbligo di conoscerlo, per sapere come comportarci con queste comunità nell'ambito della guerra politica".

Questo lavoro è stato fatto congiuntamente con il DAS, che consegnò un monitoraggio su Luis Eduardo Guerra 12 giorni prima del suo assassinio a Mulatos ( vereda de la Comunidad de Paz de San José de Apartadò).
Secondo quanto emerge dal manuale anche le ONG e associazioni internazionali che accompagnano la Comunità di Pace sono state messe sotto controllo.

PER SAPERNE DI PIU' : http://www.eltiempo.com/justicia/ARTICULO-WEB-NEW_NOTA_INTERIOR-12766721.html

http://www.eltiempo.com/justicia/militares-involucrados-en-masacre-de-san-jose-de-apartado_12746798-4