E’ passato alla storia Eduar Lancheros


Mercoledì, 27 giugno 2012

Eduar, difensore dei diritti dei popoli, filosofo, una delle anime dell’eroica esperienza  della Comunità di Pace di San José di Apartadó, passa alla storia, alla memoria collettiva degli uomini e delle donne che con originalità hanno contribuito  alla realizzazione della dignità dei popoli.

Da molto giovane,  come religioso salesiano negli anni novanta,  è stato parte integrante  degli artigiani  dei diritti umani. Si vedeva passare  nei corridoi della Commissione di Giustizia e Pace, meditando tra la stampa, le denunce, i nomi, le  condizioni di migliaia di vittime che venivano registrate  nella banca dati.

Durante il lavoro di registrazione, ascoltava le vittime della persecuzione statale, della violenza sociopolitica che continuavano ad arrivare lì, non solo in un luogo, ma in quel  momento anche a  molte donne ed uomini della vita religiosa e laica. A poco a poco, rompendo il silenzio che gli apparteneva quasi come  disciplina quotidiana, lo spazio offerto dalla registrazione e archiviazione dei dati gli si stava facendo piccolo, tanto per la sua formazione quanto  per l’incontro con le vittime che affermavano i propri diritti;  la sua anima si stava forgiando in passioni profonde per le nobili cause nella  pedagogia popolare, nella necessità  che i valori della giustizia e della fraternità sono parte  essenziale della storia dei popoli.

Ha approfondito la sua cultura  in Freire, Freinet, Marx, si è buttato negli  scritti di Kaspers, dei filosofi dell'azione comunicativa sia tra i liberali che tra quelli della estrema sinistra per gli ideali di  giustizia, così si ritrovò con i giovani del  "deache"[1], quelli della proposta pedagogica sui diritti umani della Commissione di Giustizia e Pace.

Da quel momento  Eduar  era contemporaneamente un investigatore sul campo ed un formatore di sensibilità e coscienza sui diritti umani, ascoltava le vittime e proponeva con loro la ricerca della giustizia. Furono cinque anni appassionati tra lo studio, le discussioni, le proposte e la consapevolezza dei diritti umani in diverse regioni della Colombia.

Ed arrivarono altri tempi, i "deache" furono costretti a  confrontarsi  con  una grande  frustrazione: la distanza tra le discussioni teoriche, i moduli pedagogici popolari e la realtà concreta della gente che  affronta il terrore dello Stato o si trova a vivere  in zone di conflitto armato. E nessuno poteva immaginare, tra coloro che a quel tempo erano giovani, che il Nord del Chocó, l’Urabá e il Bajo Atrato avrebbero cambiato la storia delle  loro vite.  

Nel 1996, Eduar  insieme ad altri “camminanti” entrò nel mezzo della  violenza paramilitare più feroce della brigata 4, 11 e 17 e di gravi infrazioni al diritto umanitario, scoprì  i danni profondi, la distruzione e l’annientamento ma anche la speranza, la risata, il canto, la solidarietà tra la gente che si rifiutava di accettare che i carnefici,  gli artefici della violenza, potessero  determinare  il destino e la vita di migliaia di persone. Quella pedagogia popolare era la pedagogia della resistenza, la pedagogia dell'  affermazione.

Nel 1997, dopo essere stato in varie regioni del nord ovest della Colombia, Eduard si fermò nel nord del Chocò. Dopo la Settimana Santa, che in questo anno cadeva di marzo, era necessario rimanere alcuni giorni a San José de Apartadó. Mentre si cercava di definire il modo di come  starci e di chi doveva andare, qualcuno doveva viaggiare a Bogotà.

Eduard uscì dal Chocó, dove fu testimone di operazioni paramilitari e di  alcuni omicidi e, quando gli fu proposto se andare a Bogotà o rimanere in San José per alcuni giorni, mentre si decideva  in che maniera fare l’accompagnamento, egli  preferì rimanere nella Comunità di Pace di San José de Apartadó. Da quel giorno di marzo, prima come membro  della Commissione di Giustizia e Pace, e poi  come membro  della stessa  Comunità di Pace, non smise mai di stare lì e da oggi sarà con loro per sempre.

Con il passare dei  giorni arrivarono molte cose: la costruzione di scommesse metodologiche e  politiche di come riuscire a far si che  la popolazione civile potesse evitare  lo sradicamento, affrontare  le cause della violenza ed affermare i propri diritti; le discussioni in mezzo alle  minacce ai leader, agli assassinî di  civili inermi che credevano nella costruzione della pace, alle sparizioni forzate; in mezzo a tutto questo  continuava a crescere il principio dell'autonomia con una profonda creatività, distante dai progetti e dalle mobilitazioni tradizionali dei settori popolari. Era il tempo dell'incomprensione di quello che era  la proposta della Comunità di Pace per alcuni settori, per quelli che costarono  assassinî tanto pesanti umanamente ed eticamente come quello di Ramiro.

Con Eduar rimane  la memoria dell'identificazione, di coloro i quali  non sono artificiosamente accompagnanti, ma che si mettono al lato, che si trasformano “in” e si   impegnano “come” parte di una scommessa esistenziale e storica di dignità e  di liberazione. La sua tempra, la sua integrità morale si manifestò quando decise  di essere parte integrante della Comunità di Pace di San José  in un tempo difficile  per lui e per tutti quelli che ci trovavamo in Justicia y Paz.

Per l’identificazione e coerenza con questa  causa, non fu estraneo  alle minacce di morte; quelle che provenivano dallo stesso comandante della  brigata 17, il generale Carreño Sandoval, e poi dagli ausiliari  della brigata 17, i paramilitari; tutto ciò unito  naturalmente  con la persecuzione giudiziale e diffamatoria della quale fu oggetto negli ultimi dieci anni,  dopo che l'ex presidente Uribe ha accusato la Comunità di Pace di essere riparo e  appoggio dei  terroristi, e dopo  che  lo stesso  Uribe ha negato  la responsabilità della brigata 17 nel massacro in cui   morì uno dei suoi migliori amici, Luis Eduardo Guerra, menzogna  storica e giudiziale che è stata smentita col tempo[2].

In tutto questo periodo  di memoria storica vissuta, Eduard,  il silenzioso, quello dalla risata spontanea ma breve, parlava di sua madre, lei era sempre presente, mai cessò di essere  presente; parlava di lei, come di un tesoro, come della cosa delicata che si protegge, come il bastione, come la lealtà ad ogni prezzo, come la sua preoccupazione. Lei era la sua forza.

E nella distanza, nonostante l’impegno nelle stesse cause, con gli affetti non  detti, il rispetto custodito, abbiamo conosciuto  il suo amore per Ella, per le sue figlie con Ella. Potevamo solo rallegrarci, essere felici, perché nell'intimità, in quelli spazi propri ed imperscrutabili, quelli che ci mostrano la profonda umanità, egli continuava ad essere sempre “l'altro”, il non  detto, il non conosciuto, l'amante eterno.

Oggi Eduar è passato alla storia, ci fa male, ma altri si rallegrano, quelli che dai baluardi della forza  della brigata 17 continuano a perseguitare e a mentire sulla Comunità di Pace.

A noi ci fa male… si,  molto, ma lui  sta lì in San Josecito, sta ripercorrendo i villaggi  con il  profumo di giustizia, sta nella solidarietà che si vive nonostante tanta ignominia e morte. Di lui sanno non solo i criminali, ma anche le donne e gli uomini di bene [che vivono]  in mezzo al controllo sociale e  territoriale  che militari e paramilitari pretendono imporre per uccidere  l'anima.

Oggi Eduar è passato alla storia, è parte della nostra memoria, di quella memoria  distante dai centri  di potere e di prestigio nei quali a volte si  cade in  nome delle nobili cause.


Bogotà, D.C. 27 giugno di 2012
Comisión Intereclesial de Justicia y Paz

Traduzione a cura di Rete Italiana di Solidarietà Colombia Vive!


[1] Proyecto de “Deache”, è un progetto di un gruppo di giovani che hanno prodotto molti lavori sui Diritti Umani, appunto De Hache ( Derechos Humnaos) all’interno della Comisión Intereclesial Justicia y Paz alla fine degli  anni Novanta
[2] Si fa riferimento al massacro del 21 febbraio 2005, nelle veredas di Mulatos e Resbalosa, dove per mano di alcuni membri della XVII Brigata dell’Esercito e  del gruppo paramilitare Heroes de  Tolovà furono massacrati 8 membri della Comunità i Pace , tra cui tre bambini ed il lider storico Luis Eduardo Guerra.